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Le statue di Palazzo Belgrano

Nell’atrio del Rettorato dell'Ateneo sono posizionate quattro statue realizzate e collocate nel 1964 durante le iniziative per il secondo centenario della restaurazione dell’Ateneo, attuata nel 1764 per volontà del Re Sabaudo Carlo Emanuele III. 

Le quattro opere, acquisite per iniziativa del Magnifico Rettore Giuseppe Peretti in collaborazione con il signore d’arte e cultura Rodolfo Siviero, rappresentano la Filosofia, la Giurisprudenza, la Medicina, la Scienza e la Tecnica.

 

Introduzione di Rodolfo Siviero

Una delle immagini più antiche dell’arte è la figura umana e intorno a questa nei secoli si sono avvicendate l’armonia classica, il panteismo e il cristianesimo del Rinascimento;  tanto che Leonardo scrisse: "l’uomo è misura del mondo".

Le quattro statue che raffigurano le antiche discipline dell’ateneo di Cagliari dovevano per questo rappresentare la dignità umana.
Le grandi scoperte dell’intelligenza che hanno illuminato decenni dell’Ottocento e del primo Novecento, il canto ridente dei colori di Manet, il cubismo di Picasso, la metafisica di De Chirico, sono scoperte personali, ma che rappresentano la vita e la ricerca dei loro tempi. Le statue di Cagliari si inquadrano nella tradizione italiana, ne continuano gli studi, la strada che la gioventù percorre nel cammino degli studi e sono anch’esse una disciplina.

I mutamenti della società umana avvengono per crescita naturale come quella degli alberi e delle cose, perciò le esperienze che sono fini a se stesse, le sofisticazioni che non corrispondono a un vero intento di ricerca artistica, creano profondo disorientamento nelle coscienze e tradiscono il significato stesso dell’arte che è sempre faticosa conquista di valori universali. Quando questa confusione intellettuale che ha le sue manifestazioni nell’astrattismo, nell’informale e in altri tentativi troverà il suo ordine e il suo logos, il volto nuovo dell’arte scoprirà il nuovo aspetto dell’infinito umano.

Queste statue rappresentano la scuola dalla quale si dovrà sempre costruire o ricostruire quell’arte nuova che si svilupperà accanto al progresso comune di tutti i popoli e che ora in Italia non sembra preoccupare alcuno. Per questo, alla polemica abbiamo preferito la realtà, faticosa perché il bello e il vero si uniscono solo ad un livello elevato. Quello che rimane nel tempo sono i valori dell’arte e le qualità morali, gli uni e le altre contrastate dagli uomini meschini; ma come lo spirito prevale così l’arte vera non muore e viene riscoperta.

Queste realtà nella nostra epoca sono frastornate dagli infiniti rumori che le circondano e le investono, ma come questi muoiono per naturale inconsistenza, quelle rimangono.

Le statue di Cagliari sono una lezione di vita che il Rettore dell’Università e il Senato Accademico hanno voluto accogliere nel loro Ateneo; io sono lieto di esserne stato il tramite.

Autore: Antonio Berti (San Piero a Sieve - Fi 1904)
Materiale: bronzo
Altezza: m 2,40

Di quest’opera Antonio Berti ha scritto: "Quando l’amico Rodolfo Siviero mi propose quattro soggetti per una statua, io scelsi con entusiasmo la Filosofia. Il tema mi avvinceva e feci quattro studi: due figure nude con un corvo, le altre due avvolte da grandi e lunghe masse di capelli. Realizzai alla grandezza voluta l’ultimo bozzetto. Cercai nella creta le sembianze di un essere pervaso dal desiderio di spiegarsi il perchè delle cose. I tratti tesi del volto denunciano questo logorio del cervello e dello spirito. La bocca è dischiusa, anelante dal tormento di conoscere; lo sguardo è immerso nella profonda concezione del pensiero. I lunghi capelli serpeggiano come un fiume lungo le membra della giovane donna. La mano sinistra alza come un velario una massa di capelli per togliersi davanti qualche cosa che le impedisce di capire il perchè del nostro nascere alla vita, del nostro andare verso la morte. "Con grande passione e con altrettanta umiltà ho cercato di fare una cosa degna del tema affidatomi. Ringrazio coloro che mi hanno offerto questa occasione, pregandoli di accogliere benevolmente la mia opera insieme alle altre, come un atto di coraggio e di fede verso l’Arte in un momento di così grande smarrimento".

Autore: Bino Bini (Firenze 1916)
Materiale: bronzo
Altezza: m 2,32

Di quest’opera Bini Bini ha scritto: "Non esiste per lo studio del diritto nelle sue varie forme una simbologia tradizionale, poichè altra cosa è la Giurisprudenza dalla Giustizia. Era necessario quindi affidare all’espressione della figura il compito di chiarire la sua allegoria. Bisognava che la scultura si animasse di calore umano, che desse la sensazione di una stabilità incrollabile, incorrutibile; che portasse segnate nel volto la severità e la dolcezza, la volontà e la comprensione e un velo di malinconia soffusa di sentimento. Non so fino a qual punto vi sia riuscito. La mia simpatia per gli animali ha voluto che anche in questo lavoro non li dimenticassi. AI piedi della donna un istrice giuoca con un lembo del velo, pronto simbolicamente a raccogliersi con gli aculei in difesa del diritto".

Autore dell’opera: Mario Moschi (Signa - Fi 1896)
Materiale: bronzo
Altezza: m 2,30

Sull’opera Mario Moschi ha scritto: "Per me la scultura è anche architettura. Il tema della medicina m’interessava e l’ho scelto perchè con i suoi attributi classici, la cicogna ed il serpente, mi permetteva di costruire un soggeto armonico, rispondente al mio sentimento dell’arte. Ogni frammento di scultura ha una sua vita ed è questo che io ho cercato nei particolari della statua. Il giuoco degli elementi mi ha portato a concludere un insieme ritmico; necessario in quanto la medicina ha per me il significato della conservazione della vita, che è bellezza e armonia".

Autore: Francesco Messina (Linguaglossa 1900)
Materiale: bronzo
Altezza: m 1,92

Su quest’opera Francesco Messina ha scritto: "Quando il fantasma di una statua si muove nella fantasia dell’artista e provoca l’urgenza della realizzazione, è sempre il fattore plastico, chiaroscurale, lirico, che impone un significato e, quindi, un soggetto. S’intitoli esso Demetra, Venere, Eva, o semplicemente "figura femminile", o come nel caso nostro, "La Scienza", l’emozione più autentica, che dovrà necessariamente e in primo luogo sprigionare sarà sempre la forma del disegno arabescato in armonia di volumi, come vuole la scultura di tutti i tempi.
Una Statua è bella o è materia morta, se non è ispirata dall’afflato poetico dell’Autore".

Indirizzo: Rettorato dell’Università di Cagliari, Via Università, 40 - 09124 Cagliari