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Scienze Biomediche (anno 2018)

 

Anno Dichiarazione 5 x mille: 2018

Anno rendicontazione: 2021

Finanziamento Progetto di Ricerca "Medicina personalizzata e disturbo bipolare: studio del ruolo di marcatori epigenetici nella predizione della risposta ai sali di litio”.

Dipartimento: Scienze Biomediche

Responsabile Scientifico: Dott. Alessio Squassina

Importo finanziato con il 5 x mille: 41.000,00 €

Data inizio progetto: 1/1/2021

Data fine progetto: 31/12/2023

Durata: 36 mesi

Descrizione sintetica del progetto:

l disturbo bipolare è un disturbo dell’umore caratterizzato dall’alternanza di episodi maniacali e episodi depressivi, intercalati a periodi di benessere. I pazienti con disturbo bipolare soffrono spesso di altre patologie, in particolare disturbi cardiovascolari e disturbi metabolici. Queste comorbidità, oltre che impattare negativamente sulla qualità di vita dei pazienti, contribuiscono a ridurre l’aspettativa di vita, stimata intorno ai 15 anni nel disturbo bipolare. Un altro fattore che contribuisce alla morte prematura è rappresentato dal suicidio. I dati in letteratura dimostrano che il rischio di compiere un atto suicidario è di 50 volte più alto nei pazienti bipolari rispetto a individui non affetti da disturbi psichiatrici. Dal punto di vista farmacologico, questo disturbo viene trattato con gli stabilizzanti dell’umore, e in particolare con i sali di litio. I sali di litio presentano due vantaggi principali: sono particolarmente efficaci nello stabilizzare l’umore e prevenire le ricadute in almeno un terzo dei pazienti, e sono estremamente efficaci nel prevenire il suicidio. Tuttavia, questo farmaco non è privo di limitazioni. Circa due terzi dei pazienti non rispondono in maniera adeguata al suo effetto stabilizzante, e necessitano pertanto di altri approcci terapeutici. Presenta inoltre una finestra terapeutica ristretta, la tossicità da sovradosaggio non è infrequente, e gli effetti avversi associati possono talvolta essere severi. Nonostante i vantaggi lo rendano a oggi un farmaco in parte insostituibile nel trattamento del disturbo bipolare, le limitazioni descritte supportano la necessità di identificare degli strumenti che possano permetterci di capire meglio quali pazienti possano beneficiare dalla terapia con litio e quali no. Infatti, tali strumenti, clinici o molecolari (biomarcatori), permetterebbero di stratificare i pazienti in gruppi in base alla probabilità di risposta, e quindi di somministrare il litio soltanto a quelli che ne beneficerebbero maggiormente, riducendo il tempo necessario ad una gestione appropriata della malattia, e riducendo il rischio di effetti avversi. La ricerca si è molto impegnata nel tentare di identificare dei biomarcatori di risposta al litio, ma a oggi ancora non disponiamo di risultati affidabili e utilizzabili in clinica. Questo è in parte dovuto al fatto che il meccanismo d’azione di questo farmaco è estremamente complesso e in gran parte ancora sconosciuto. Pertanto, sono necessario ulteriori studi possibilmente con approcci innovativi al fine di migliorare la nostra comprensione e gestione del litio. Tra le varie ipotesi maggiormente investigate nello studio delle basi biologiche del disturbo bipolare e della risposta al litio, quella del coinvolgimento di un’alterazione dei processi di invecchiamento è una delle più affascinanti. Diverse evidenze infatti suggeriscono che il disturbo bipolare, così come altri disturbi psichiatrici, potrebbe essere caratterizzato da un invecchiamento accelerato. Clinicamente, questo si manifesterebbe con una ridotta aspettativa di vita e una maggiore incidenza di disturbi associabili all’invecchiamento, quali appunto quelli cardiovascolari e metabolici. Dal punto di vista cellulare, questo sarebbe associato ad un accorciamento della parte terminale dei cromosomi, i telomeri, essenziali nel mantenere in vita e “giovani” le cellule. Alcuni studi hanno recentemente dimostrato che i pazienti bipolari presentano telomeri più corti rispetto a soggetti di controllo, e che tale accorciamento sia ridotto dal trattamento con il litio, supportando l’ipotesi di un ruolo dell’invecchiamento accelerato nel disturbo bipolare e di un effetto protettivo del litio. Un altro marcatore di invecchiamento, meno studiato, è rappresentato dall’invecchiamento epigenetico. Questo meccanismo si riferisce ad alterazioni della macchina biologica di regolazione dell’espressione dei nostri geni, l’epigenetica, la quale costituisce lo strumento attraverso cui l’ambiente dialoga con i nostri geni. Alcuni studi suggeriscono che diverse malattie presentino un’età epigenetica accelerata. Tuttavia, a oggi, questo biomarcatore è stato poco studiato nel disturbo bipolare e nella psichiatria in genere. L’ipotesi è che i pazienti bipolari che non rispondono alla terapia stabilizzante con litio possano presentare un’età epigenetica maggiore della loro età anagrafica, mentre i pazienti che rispondono potrebbero avere un’età epigenetica simile a quella anagrafica, così come ci si attende negli individui senza disturbi psichiatrici. Sulla base di queste ipotesi, in questo progetto proponiamo di misurare le differenze nell’età epigenetica tra un gruppo di pazienti con disturbo bipolare e un gruppo di individui sani, e di valutare se il trattamento con litio e una diversa risposta clinica posso essere correlato ad un’età epigenetica inferiore. Tali risultati ci aiuterebbero a capire se il litio possa avere un effetto antinvecchiamento, e a identificare dei biomarcatori di risposta che possano permettertici di avvicinarci sempre di più ad una medicina personalizzata nel trattamento del disturbo bipolare.