Il 14 febbraio l'università di Bologna ha conferito la laurea honoris causa in Discipline della musica e del Teatro a Luigi Lai. Il riconoscimento accademico suggella una lunga carriera musicale dedicata allo straordinario strumento musicale della tradizione popolare sarda. All'evento ha contribuito il Labimus (Laboratorio Interdisciplinare sulla Musica dell’Università di Cagliari). Il racconto dell'etnomusicologo Ignazio Macchiarella
27 February 2023
Luigi Lai e Ignazio Macchiarella (foto di Julia Harfensteller)

Una Laurea ad Honorem per il suonatore di Launeddas Luigi Lai

di Ignazio Macchiarella*

Con una solenne cerimonia, come si usa in questi casi, l’Università di Bologna, lo scorso quattordici febbraio, ha conferito la Laurea ad Honorem in Discipline della Musica e del Teatro al  Maestro suonatore di launeddas Luigi Lai di San Vito (Cagliari). Si è trattato di un evento speciale, se non altro perché per la prima volta un musicista di tradizione orale riceve un tal riconoscimento accademico, che ha suscitato interesse e curiosità da parte di un larghissimo pubblico di appassionati della cosiddetta “musica sarda” ed ampia circolazione sui social media.

L’idea del conferimento si deve al prof. Domenico Staiti, ordinario di etnomusicologia dell’ateneo bolognese, il quale l’ha presto condivisa con il nostro Labimus (Laboratorio Interdisciplinare sulla Musica dell’Università di Cagliari) che ha garantito la propria collaborazione per la gestione di alcuni aspetti dei rapporti con il Maestro Lai.

Indubbiamente la scelta del collega bolognese è stata quanto mai felice non solo per l’assoluto rilievo di Luigi Lai entro il “mondo musicale” delle launeddas ma anche per la complessità e ricchezza della sua arte musicale che rappresenta efficacemente la nuova realtà del performer di tradizione orale nel mondo musicale contemporaneo.

Luigi Lai è molto di più di un musicista di comunità, ossia di un esecutore ingaggiato per l’accompagnamento di una festa, una processione, un ballo di piazza e così via. Si tratta infatti di un interprete che associa una eccellente tecnica strumentale ad una profonda riflessione sul proprio fare musica, sul significato attribuito ai suoni, sulla loro capacità di costruire e trasmettere emozioni e valori condivisi, di comunicarli con metafore ed espressioni della cultura sarda. Una riflessione che concerne lo stesso strumento musicale, come nel caso delle launeddas intonate su scala minore, una novità assoluta realizzata recentemente dal maestro di San Vito e da lui stesso associate a delle particolari esperienza personali.

In questo stesso contesto si colloca anche l’attenzione di Luigi Lai verso altre espressioni musicali. Questa si è andata manifestando nel corso degli anni in molteplici collaborazioni intese non in forma di astratti “progetti musicali” ma come risultati di concreti incontri e intense relazioni interpersonali con celebri musicisti jazz, della popular music italiana, artisti d’accademia e così via.

Infine, Luigi Lai è anche un didatta che unisce le metodologie tradizionali, con il passaggio da bocca a orecchio, ai nuovi espedienti della contemporaneità. Accanto alle lezioni individuali impostate pragmaticamente, ha dedicato particolare cura per l’insegnamento formalizzato sul modello accademico. Così il maestro Lai è stato il primo docente dell’insegnamento di launeddas avviato, nell’AA 2019-20, con riconoscimento Miur,  dal Conservatorio di Cagliari ed oggi, con altro docente, corso cardine del triennio Accademico di I livello di “Musiche tradizionali ad indirizzo Launeddas” – una attività didattica alla quale collabora anche il nostro Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali nell’ambito di un generale protocollo di intesa fra Conservatorio e Università di Cagliari già da tempo avviato.

Al di là del conferimento della laurea al grande musicista di tradizione orale, la cerimonia bolognese si può leggere anche come un riconoscimento alla etnomusicologia, una piccola disciplina che opera con rigore metodologico entro diverse Università generaliste del nostro paese. Una presenza accademica avviata una cinquantina d’anni fa  che, superando pregiudizi e dispregi nei confronti della “musica popolare”, ha elaborato dei propri statuti disciplinari imperniati sull’analisi della musicalità umana intesa come capacità di fare e dare senso alla musica, in stretta connessione con le società scientifiche internazionali del settore. In questo percorso un ruolo fondamentale hanno avuto l’insegnamento e l’attività organizzatrice del prof. Roberto Leydi  al Dams di Bologna (di cui ricorrono i venti anni dalla scomparsa) ragione della appropriatezza dell’Alma Mater per l’evento in questione.

In tal senso molto significativa è stata anche la presenza in sala di diversi etnomusicologi provenienti da varie sedi (Roma, Milano, Perugia eccetera, più altri collegati via internet) in un lieto ritrovarsi per festeggiare una tappa importante della nostra disciplina ”guidati” dall’arte musicale del grande maestro Luigi Lai.

*Etnomusicologo, Dipartimento di Lettere Lingue e Beni Culturali Università di Cagliari

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